I colori della vittoria
I colori della vittoria (Primary Colors) è un film del 1998 diretto da Mike Nichols, tratto dal romanzo a chiave Primary Colors: A Novel of Politics (1996) del giornalista e commentatore politico Joe Klein, incentrato sulla vittoriosa campagna elettorale di Bill Clinton per l'elezioni presidenziali del 1992, che lo stesso Klein all'epoca ebbe modo di seguire da vicino per conto del settimanale Newsweek[1][2][3].
Presentato fuori concorso al 51º Festival di Cannes[4], il film ebbe scarso successo al botteghino, incassando appena 52 milioni di dollari a fronte d'un budget di 65[5][6][7], nonostante la buona accoglienza riservatagli dalla maggior parte della critica[8][9][10][11][12][13][14][15].
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Henry Burton, giovane idealista nipote di un leader che ha combattuto per i diritti civili, decide di partecipare, sia pure dopo molte incertezze, alla campagna per le elezioni primarie del partito democratico in favore di Jack Stanton, governatore di uno stato del sud.
Del team fanno parte anche: sua moglie Susan, Libby Holden, ex compagna di college di Jack (fanaticamente legata alla causa, dichiaratamente omosessuale e decisissima a risolvere ogni problema) e la giovane Daisy Green, scelta come consulente per i massmedia e Richard Jemmons, stratega tanto brillante quanto improbabile; soprattutto ci sono gli Stanton, travolgenti nel carattere, pieni di entusiasmo e decisi a vincere per entrare nella storia.
La campagna elettorale va avanti freneticamente e gli umori cambiano in rapida successione. Gli scandali sessuali sono quelli che più mettono in difficoltà il team: prima una segretaria denuncia una relazione extraconiugale con Jack e poi il padre di una ragazzina di colore dichiara addirittura che la figlia è incinta di Stanton; questi scandali vengono messi a tacere con enorme fatica ma Libby, a causa della profonda delusione per l'accaduto si suicida. Successivamente, durante una tribuna politica televisiva, il candidato avversario ha un malore e, ricoverato in ospedale, è costretto a rinunciare al proseguimento della campagna. Il nuovo candidato viene però incastrato dallo staff di Jack grazie a un dossier su un traffico di cocaina.
La campagna elettorale è andata avanti senza esclusione di colpi ed Henry, duramente provato, vorrebbe dimettersi ma Jack lo convince a rimanere. Arrivano finalmente le elezioni, Stanton viene eletto presidente ed Henry è tra coloro a cui stringe la mano il giorno della vittoria.
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Premio oscar 1999 - Nomination a Kathy Bates come migliore attrice non protagonista.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ David Lauter, What the Movie Gets —and What It Doesn't, in Los Angeles Times, 15 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2012).
- ^ Faye Fiore, Just What He Didn't Need Right Now; Movies: Will 'Primary Colors,' a thinly veiled slice of presidential life, hurt or help Bill Clinton?, in Los Angeles Times, 2 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2012).
- ^ Columnist's Mea Culpa: I'm Anonymous (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2011)., Doreen Carvajal, The New York Times, July 18, 1996
- ^ (EN) Official Selection 1998, su festival-cannes.fr. URL consultato il 3 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
- ^ Primary Colors, su boxofficemojo.com, Box Office Mojo. URL consultato il 29 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2014).
- ^ Robin Rauzi, 'Grease' Beats 'Primary' but Doesn't Rock the Boat; Box office: Revived musical enjoys a $13-million opening, but Oscar-winner 'Titanic' is No. 1 for the 15th straight weekend., in Los Angeles Times, 30 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2010).
- ^ Robert W. Welkos, Travolta Films Tail 'Titanic', in Los Angeles Times, 31 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2012).
- ^ Primary Colors (1998), su Rotten Tomatoes, Fandango. URL consultato il 24 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2021).
- ^ Primary Colors, su Metacritic. URL consultato il 1º gennaio 2021.
- ^ PRIMARY COLORS (1998) B, in CinemaScore (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2018).
- ^ Roger Ebert, Primary Colors, Chicago Sun Times, 20 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2012).
- ^ Lisa Schwarzbaum, Primary Colors, Entertainment Weekly, 27 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2012).
- ^ Kenneth Turan, Inspired Insinuation, in The Los Angeles Times, 20 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2012).
- ^ Margaret A. McGurk, Primary by a landslide, The Cincinnati Enquirer, 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2011).
- ^ Todd McCarthy, Primary Colors, Variety, 12 marzo 1998. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2012).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Primary Colors, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- I colori della vittoria, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- I colori della vittoria, su Il mondo dei doppiatori, AntonioGenna.net.
- (EN) I colori della vittoria, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) I colori della vittoria, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) I colori della vittoria, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN, ES) I colori della vittoria, su FilmAffinity.
- (EN) I colori della vittoria, su Metacritic, Red Ventures.
- (EN) I colori della vittoria, su Box Office Mojo, IMDb.com.
- (EN) I colori della vittoria, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) I colori della vittoria, su AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute.